through the doors of perception
« If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite. » « Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita. » ( William Blake)
venerdì 3 maggio 2013
Dio
è
MORTO
Il
tema della “morte di Dio” che già Hegel aveva toccato, è
sviluppato anche da Nietzsche come sua critica della religione e dei
supremi valori tradizionali. Nella Gaia scienza (1882),
precisamente nel brano n.125 intitolato “l'uomo folle “ la figura
della morte di Dio indica il fatto che i valori supremi della
tradizione, non solo riconoscibili nella figura di Dio, ma anche in
senso più ampio come il Bene e il Male, si sono svalutati e non
fanno più presa sull'uomo. La sentenza di Dio è morto diventa ciò
con cui è possibile interpretare la storia e la società occidentale
come in decadenza. Secondo questo filosofo Dio rappresenta un mondo
contrapposto a questo mondo, e questo oltremondo rappresenta una fuga
dalla vita. Gli uomini si sono creati questa figura perchè di fronte
a una realtà e a un'esistenza troppo dura da sopportare . Dio è
quindi una “menzogna” consolatrice per poter sopportare e
accettare il carattere disarmonico e crudele dell'universo. Ma lo
sguardo del filosofo scorge ciò che sono veramente le religioni cioè
decorazioni della realtà, illusioni, bugie. Questa nuova coscienza
lo spingono a vivere, a vivere in un mondo sdivinizzato.
L'accettazione di questo fatto decisivo per la vita dell'uomo
coincide con la nascita del superuomo. Solo chi è in grado di
affrontare la realtà, di rendersi conto del crollo totale di ciò
che è ritenuto assoluto può affrontare il passaggio da uomo a
oltre-uomo. Nietzsche
affida questo tema alla figura di Zarathustra,
lo Zoroastro dei Greci, l'antico riformatore della religione
persiana. Il superuomo è in grado di accettare la tragicità della
realtà e dionisiaca dell'esistenza , e dopo aver accettato la morte
di Dio e con lui la fine delle certezze assolute fa propria la
prospettiva dell'eterno ritorno. Questo significa che questa vita è
un'unica realtà, che si sarebbe ripetuta per sempre . Il superuomo
di Nietzsche è un'amante della vita che ne accetta il ripetersi
continuo di ogni particolare. Questa figura non può fare altro che
porsi come volontà di potenza e stagliarsi sull'orizzonte del
futuro. Il nuovo uomo va oltre l'uomo comune, è capace di creare
nuovo valori e di rapportarsi in modo completamente nuovo con la
realtà. L'uomo accetta in modo totale la vita, con uno spirito
dionisiaco, e stabilisce un forte legame con la terra che diventa la
sua dimora gioiosa cosi come il corpo diventa il concreto modo di
essere uomo.
"L'uomo
Folle"
125. L’uomo folle. Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio?” gridò “ve lo voglio dire! L’abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l’intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giuochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”.
A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto” proseguì “non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancor sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni – eppure son loro che l’hanno compiuta!”– .
Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”
The
superman
The
superman è un brano dell'album The
Man Who Sold the World
(1970) dell'artista
inglese David Bowie. Il brano è ispirato alle introspezioni del
filosofo tedesco, che Bowie aveva letto all'inizio del 1970 e del
quale conosceva le teorie che riguardavano il superuomo.
giovedì 25 aprile 2013
Bergson
La prima reazione al positivismo è
costituita dalla corrente filosofica dello spiritualismo che
opponendosi a tutti i valori della scienza positivistica che
considera gli stati psichici come oggetti quantitativi, oppone invece
un'attenta analisi di quella che è l'interiorità dell'uomo e della sua
coscienza. L'uomo prende la sua interiorità come oggetto d'indagine
e il compito della filosofia sta proprio della descrizione e
spiegazione dei dati della coscienza.
La teoria più originale e innovativa
di Bergson è la distinzione tra tempo della scienza e tempo della
vita. Il tempo della scienza è un tempo meccanico astratto,
esteriore, è spazializzato e fatto di istanti uguali e
omogenei,invece il tempo della vita è composto da istanti
differenti, di istanti qualitativi e non quantitativi, ogni istante è
assolutamente differente da quello prima, così come da quello dopo.
In quest'ultima categoria il tempo scorre in modo continuo, fluido,
è concreto e completamente soggettivo, è un esperienza della
coscienza, è interiore e si identifica con la durata reale.
Il tempo percepito dalla coscienza
umana non coincide con quello meccanizzato che può misurare un
semplice orologio, ma lo vive come durata che vive il presente,
prolungandosi nel passato e in parte nel futuro, è conservazione
totale e creazione totale nello stesso tempo. Il tempo reale è quindi dentro ognuno di noi, e ciascuno lo percepisce e lo vive in modo differente. Bergson inoltre presuppone un dualismo
tra spirito e materia, e anche un ben preciso rapporto, distinguendo
tra memoria, ricordo e percezione. La memoria è la coscienza stessa,
quel qualcosa che registra tutto ciò che ci accade anche
inconsciamente e viene identificata con il nostro passato. Il ricordo
è la materializzazione di un evento del passato, un'immagine che
andiamo a riprendere nella nostra coscienza. Ma quell'immagine che
andiamo a ricordare viene ripescata in una piccola parte della
memoria, mentre la memoria complessiva, quella pura, resta parte del
nostro inconscio. La percezione invece è come un filtro dei dati,
qualcosa che ci permette di decidere selettivamente ciò di cui
abbiamo bisogno in base alle esigenze dell'azione.
Queste teorie sul tempo espresse da Bergson mi riportano a un lontano ricordo e una canzone, che forse in tale contesto può sembrare inappropriata ma per quanto mi riguarda vuole trasmettere un messaggio profondo, e poi quale canzone può accompagnare meglio tale argomento e può essere uno spunto di riflessione...
Time è uno dei brani più celebri dei Pink Floyd contenuto nell'album The Dark Side of the Moon, scritto nel 1973
venerdì 15 marzo 2013
Nietzsche...
Nietzsche parte dalla
visione tragica della vita di Schopenhauer. Secondo cui l’esistenza
conduce l’individuo alla sofferenza e al dolore in quanto vivere è
desiderare e il desiderare significa trovarsi in uno stato di
tensione, per la mancanza di qualcosa che non si ha e che si
vorrebbe. Il desiderio è quindi assenza, vuoto, ossia dolore. Il
tragico dell’esistenza deriva dalla volontà di vita che non viene
mai appagata e non si placa mai, perché infinita. Questa conduce
l’uomo al dolore, alla sofferenza e alla morte. L’unico modo per
liberarsi da questa schiavitù e la vera risposta al dolore è
secondo Schopenhauer la liberazione stessa della volontà di vivere.
L’uomo arriva a una liberazione totale, ossia la noluntas
“negazione totale del volere”, attraverso un processo che lo
porterà all’ascesi.
Nietzsche condividendo il
pessimismo iniziale di Schopenhauer secondo cui la vita è dolore,
lotta, senza ordine, dominata dal caso di cui l’uomo è succube,
trova un’alternativa opposta all’ascesi. Invece che sopprimere
la volontà di vita, l’accetta cosi com’è esaltandone la
volontà. Questo filosofo vede nell’antica figura greca di Dioniso,
cioè il dio dell’ebbrezza, della gioia, istintivo e irrazionale
l’incarnazione di tutto ciò che dice “si” alla vita.
Lo spirito dionisiaco e
lo spirito apollineo sono i due impulsi che spingono l’uomo alla
vita. Lo spirito apollineo cioè la parte dell’uomo ordinata e
armonica si contrappone a quella dionisiaca istintiva, incontrollata,
potente. L’apollineo è quindi il tentativo di sublimare il caos.
Per il filosofo è necessario creare un equilibrio tra lo spirito
dionisiaco e apollineo . Figura capace di affermare positivamente i
valori legati alla vita è il Superuomo nato per andare oltre l’uomo
presente, che afferma la vita, negando l’ascesi, accettando la
sofferenza e il dolore che lo accompagnano nella vita con “dionisiaco
amore per l’esistenza”, privo di valori fissi ed immutabili, che
vive al di là del bene e del male.
Kirkegaard, Feurbach, Marx...
Kirkegaard, filosofo danese, cresciuto
in un clima di religiosità severa, nelle sue opere come prima
caratteristica cerca di indagare sull'esistenza umana, come specifico
modo d'essere dell'uomo nel mondo, sotto un punto di vista
drammatico. Secondo questo filosofo infatti l'esistenza è un insieme
di possibilità che pongono l'uomo di fronte a più scelte e sta a
lui decidere quale vivere. Questa possibilità di scegliere genera
un'angoscia, una condizione che è determinata dalle infinite
possibilità di scelta.
Aspetto fondamentale affrontato da
Kirkegaard è il singolo e la sua soggettività, ed è anche uno
degli aspetti della sua critica nei confronti di Hegel, che riteneva
la specie umana più importante dell'individuo. L'individuo è in
collegamento con l'assoluto è l'esistenza, e gli stadi
dell'esistenza sono modi fondamentali di vivere e che per questo
filosofo sono principalmente tre: la vita estetica, etica e
religiosa. Lo stadio estetico è la forma di vita in cui l'uomo è
alla ricerca di cose finite, di bisogni immediati, ha un'approccio di
bellezza nei confronti della vita, è alla ricerca dell'attimo
fuggente, è un'avventura che però oltre alla sua apparente
gioiosità porta alla noia. Vivendo in modo estetizzante l'uomo non
compie delle scelte impegnative, scegliendo di non scegliere perde
cosi la propria identità con cui non si identifica più, è come se
si perdesse in sé stesso. Il bisogno di ritrovare sé stesso lo
porta alla scelta della disperazione che attraverso questa assunzione
di responsabilità lo porta in un nuovo stadio, quello etico. L'uomo
sceglie di scegliere, si inserisce nella società assumendo un ruolo.
L'individuo etico si sottopone a un modello dove a definirlo è il
dovere, la morale, la normalità,è un uomo tranquillo e sicuro di
sé, ma nonostante il suo apparente stato di benessere sente che c'è
qualcos'altro, tende al peccato e alla disperazione.
C'è quindi un'alternativa alla vita
etica, un bisogno che porta allo stadio religioso, di fede con
l'assoluto, e grazie al quale riesce a eliminare quasi completamente
l'angoscia e la disperazione aprendosi totalmente a Dio, nonostante
la fede non sia chiara e provata e quindi in parte intimorisce ma è
comunque qualcosa a cui ci si affida, su cui si scommette.
Dopo la morte di Hegel, vi fu una spaccatura sul modo di interpretare il pensiero di questo filosofo e un diverso atteggiamento di fronte alla religione e alla politica. La spaccatura della scuola hegeliana è divisa in una visione più conservatrice e una più rivoluzionaria. Secondo la visione della destra hegeliana tutto ciò che accade, è espressione razionale dell'assoluto, mentre secondo la sinistra la concretizzazione dell'assoluto come divenire è possibile solo attraverso un cambiamento e una rivoluzione. La sinistra si impegna quindi a trasformare la realtà per renderla razionale e opta per un cambiamento di idee e istituzioni e non per il loro conservamento. Il razionale non si compie da solo ma bisogna agire attivamente per svelare l'assoluto, e non aspettare passivamente che tutto accada come secondo la visione della destra hegeliana.
Figura che spicca nella sinistra
hegeliana è quella di Feurbach, che è il fondatore dell'ateismo
filosofico ottocentesco. Punto centrale del suo pensiero è quello
secondo cui non è Dio ad aver creato l'uomo ma è l'uomo ad aver
creato Dio. La religione è infatti espressione dell'uomo e della sua
natura, non è nient'altro che una proiezione illusoria di qualità
umane, espressione dei sentimenti e desideri dell'uomo. L'uomo si
aliena cosi da sé stesso, “scindendosi”, proietta e oggettiva
quest'idea fuori di sé, in una figura superiore Dio alla quale si
sottomette. L'alienazione dell''uomo sta proprio nel fatto che tanto
più pone in Dio tanto più toglie a sé stesso privandosi della
propria divinità, oggettivando Dio si depotenzia il proprio essere
e si proietta in questa astrazione la propria essenza. La presa di
coscienza i questa alienazione genera secondo Feuerbach la necessità
di alienazione. Quell'invenzione che è Dio è in realtà l'uomo e
l'ateismo consiste nella riapproprioazione della propria parte
alienata. L'uomo è uomo e riconoscendo gli altri esseri umani uguali
a lui, e ponendoli allo stesso livello si crea un'uguaglianza. L'uomo
si riappropria quindi si sé stesso per arrivare poi ad
un'uguaglianza.
Chi riconosce la funzione critica
all'alienazione esposta da Feurbach è Marx, “il filosofo del
comunismo”, il cui pensiero riveste una portata universale.
Nonostante condivida questo aspetto di alienazione critica il fatto
che sia solo religiosa sostenendo che sia anche lavorativa. Le
disuguaglianze economiche e sociali non spariscono con l'uguaglianza
politica e giuridica, solo una rivoluzione economica potrebbe creare
una parità sociale. L'economia, base della società, è
caratterizzata da modi di produzione e sovrastrutture, la cui fonte
di profitto è data dalla forza lavoro. Chi permette in
funzionamento dell'economia sono quindi gli operai visti come una
“merce”
da sfruttare, sistema che permette il
solo arricchimento dei capitalisti. L'operaio creando solo un pezzo
nella catena di montaggio non vede il prodotto finito, non vedendo la
sua creazione non sa più perchè lavora.
" Lavoratori di tutto il mondo unitevi"
Secondo Marx tutti i lavoratoti si sarebbero dovuti unire per cambiare la struttura economica, rendere i mezzi di produzione statali in modo tale che lo stato ci guadagnasse direttamente per poi ridistribuire in modo omogeneo le ricchezze. Attraverso un patrimonio statale in comune sarebbe possibile garantire a tutti anche ai più poveri i bisogni primari.
" Lavoratori di tutto il mondo unitevi"
Secondo Marx tutti i lavoratoti si sarebbero dovuti unire per cambiare la struttura economica, rendere i mezzi di produzione statali in modo tale che lo stato ci guadagnasse direttamente per poi ridistribuire in modo omogeneo le ricchezze. Attraverso un patrimonio statale in comune sarebbe possibile garantire a tutti anche ai più poveri i bisogni primari.
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